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Grotta Romanelli

La Grotta Romanelli si costituisce da un unico ampio vano lungo 35 metri situato a 7,5 metri sul livello del mare. Si raggiunge comodamente dal mare, ma l’accesso al suo interno è vietato.

La grotta Romanelli fu scoperta agli inizi del 1900 da Paolo Emilio Stasi ed è ancora oggi oggetto di studi, poiché al suo interno sono stati rinvenuti reperti risalenti al Paleolitico.

Grandi tumuli di terra rossa e bruna coprivano tre scheletri umani e svariati strumenti che attestano la presenza nel Salento di uomini, di struttura moderna, arrivati dall’Africa circa 35.000 anni prima.

In seguito alla scoperta della Grotta Romanelli, in Italia tra gli esperti del settore si è diffusa l’espressione “paleolitico romanelliano”, usata per indicare una fase temporale della terza ed ultima suddivisione del Paleolitico, che nella convenzione d’Europa, Africa e Asia corrisponde al Paleolitico superiore. 

Di grande importanza sono anche le manifestazioni artistiche rinvenute sulle pareti della Grotta Romanelli: magnifici graffiti, opera di uomini antichi, che rappresentano, per lo più, scene di caccia.

All’interno della grotta, infine, è stata rilevata anche la presenza di fossili che testimoniano e confermano la presenza nel sud Italia di animali proboscidati (antichi rinoceronti ed elefanti), o canidi di grossa taglia (iene, lupi). Questi reperti confermano la ricostruzione storica secondo la quale il territorio del Salento, un tempo, era caratterizzato da una savana che, dopo la glaciazione, si trasformò in una sorta di tundra, popolata persino da animali polari.

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